I dati del rapporto “Il Riciclo in Italia 2024” (dati relativi al 2023) – realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e presentato il 13 dicembre a Milano – confermano il primato italiano per quanto concerne il riciclo di rifiuti con 137 milioni di tonnellate di rifiuti avviati a una nuova vita (IT 85,6% contro EU 41%) e il tasso di utilizzo circolare di materia (IT 20,8 % vs EU 11,8%) rispetto alla media europea; indicano inoltre un miglioramento del tasso di utilizzo di materie prime seconde.
Migliora anche il riciclo degli imballaggi (75,3%): con 10,5 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio riciclati, l’Italia supera i target UE del 2025 (65%) e del 2030 (70%).
Nel Rapporto vengono illustrati in dettaglio i dati di 19 filiere, per 6 delle quali si superano, al momento superano, i target europei. Bene carta e cartone, acciaio, vetro, alluminio, legno, bioplastiche; in lieve miglioramento le quantità a riciclo effettivo per la plastica (+1,4%), superando il 48% di riciclo degli imballaggi immessi al consumo a fronte di un target UE al 2025 del 50%.
Approfondisci i dati raccolti per le singole filiere
Ancora molto male il riciclo dei RAEE e la raccolta differenziata dei rifiuti tessili (160.000 tonnellate, circa il 16% dei rifiuti tessili prodotti). Per questi ultimi, l’obbligo di effettuare la raccolta differenziata in Italia è in vigore dal 2022 e sarà introdotto anche a livello europeo nel 2025. Il dato molto basso è dovuto sia alla carenza di impianti di riciclo, sia perché si è in attesa dell’istituzione dei sistemi (consorzi o simili) per l’esercizio della responsabilità estesa dei produttori, quindi del loro supporto finanziario e organizzativo alle raccolte e all’avvio.
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Un discorso a parte merita il riciclo dei rifiuti urbani molto lontano dal target europeo del 65% in vigore dal 2019. Stando ai vincoli europei, dovremmo raggiungere il 55% l’anno prossimo, per poi aumentare fino al 65% del 2035. Per questa categoria di rifiuti, oltre al rapporto “Il Riciclo in Italia 2024” vi è anche un apposito documento presentato dall’Ispra dal quale emergono alcune tendenze positive e storiche criticità.
Nel 2023 la produzione nazionale di rifiuti urbani si attesta a 29,3 milioni di tonnellate, con un aumento dello 0,7% rispetto al 2022, che coincide con l’aumento del Pil. Nei Comuni più popolosi – in tutto 14 con oltre 200 mila abitanti – tra il 2022 e il 2023 si registra una sostanziale stabilità della produzione (il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti ha tra i suoi obiettivi quello di ridurre la produzione di rifiuti urbani del 5% per unità di Pil).
La percentuale di riciclo dei rifiuti urbani (50,8%) in crescita dell’1,6% rispetto al 2022 non è in linea con i target UE. Bene la raccolta differenziata, arrivata al 66,6% su scala nazionale, ma l’aumento dei volumi raccolti non si accompagna a un miglioramento della qualità dei materiali differenziati e permangono gli squilibri tra macroaree:
- Nord: 73,4%
- Centro: 62,3%
- Sud: 58,9%.
Veneto (77,7%), Emilia-Romagna (77,1%) e Sardegna (76,3%) sono le tre Regioni più virtuose. Rispetto al quantitativo di rifiuti urbani avviato a riciclo:
- > 41% frazione organica,
- 24,4 % carta e cartone,
- 13,9% vetro,
- 6,6% legno,
- 5,4% plastica.
Il 15,8% rifiuti finiscono ancora in discarica. Entro il 2035 al massimo il 10% del totale dei rifiuti urbani potrà essere smaltito in discarica.
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