Burden sharing: presentati i dati sui consumi di energia da fonti rinnovabili nelle regioni italiane


È stato pubblicato il Rapporto di monitoraggio (luglio 2019) sulle Fonti rinnovabili in Italia e nelle regioni, predisposto dal GSE ai sensi del Decreto 11/5/2015 (“Burden sharing”) del Ministero dello Sviluppo economico.         
Il documento presenta i dati statistici ufficiali sui consumi finali lordi di energia, da fonti rinnovabili e (FER) complessivi, rilevati in Italia, nelle regioni e nelle province autonome italiane tra il 2012 e il 2017.

La ricerca evidenzia una situazione complessivamente positiva: dove, nella maggior parte delle regioni e province autonome la quota dei consumi energetici coperta da fonti rinnovabili  (nei quali però non sono considerati i consumi del settore trasporti) risulta superiore al target assegnato per il 2020. La quota più elevata nel 2017 è raggiunta dalla Valle d’Aosta, che copre con le rinnovabili l’82% dei propri consumi energetici, seguita dalla Provincia di Bolzano (64%) e dalla Basilicata (45%); il Veneto si posiziona soltanto al 14° posto (assieme alla Puglia) con il 17,6%. Rispetto alla rilevazione del dato nel 2012, per la nostra regione è stato registrato un incremento dei consumi energetici da FER del 2,6%

A livello nazionale si osserva come, nel periodo considerato, la quota dei consumi finali lordi complessivi coperta da FER sia aumentata significativamente, raggiungendo nel 2017 il suo valore massimo (18,3%). La crescita rispetto al dato 2016 (17,4%) è legata, da un lato, alla contrazione dei consumi energetici complessivi del Paese (oltre 600 ktep in meno); dall’altro, al significativo aumento dei consumi di biomassa solida per riscaldamento (legato al clima più rigido che ha caratterizzato il 2017 e al conseguente aumento del fabbisogno di calore) e alla maggiore produzione elettrica (principalmente da fonte solare ed eolica).

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Sì, la sostenibilità può essere una strategia

Nell’indagine del 2019 dal titolo “Sostenibilità aziendale: una strategia?”, i ricercatori George Serafeim (della Harvard Business School ) e Ioannis Ioannou (della London Business School) hanno evidenziato che, un numero crescente di aziende in tutto il mondo ha adottato e implementato volontariamente un’ampia gamma di pratiche di sostenibilità. Questo sensibile incremento ha portato i ricercatori ad interrogarsi in merito alla natura della sostenibilità e le sue implicazioni a lungo termine per le organizzazioni: l’adozione delle pratiche di sostenibilità è una forma di differenziazione strategica che può portare a prestazioni finanziarie superiori o una necessità strategica che può garantire la sopravvivenza aziendale ma non necessariamente una sovraperformance?

La ricerca utilizza i dati forniti dal gruppo londinese MSCI, il più grande fornitore di dati ESG (environmental, social and governance) nel mondo, per il periodo 2012-2017. Dall’analisi di un campione di circa 3.802 aziende è quindi emerso che, nella maggior parte dei settori, le pratiche di sostenibilità sono convergenti nel tempo. Tale constatazione implica che, in media, le aziende hanno adottato un insieme sempre più simile di pratiche di sostenibilità durante il periodo campione, aumentando la possibilità che stiano diventando pratiche comuni e, in quanto tali, hanno meno probabilità di fungere da differenziatore strategico e più probabilità di essere una necessità strategica. Vengono inoltre esplorate le determinanti della variazione inter-industriale scoprendo che uno dei fattori più importanti associati a un più alto livello di convergenza è dovuto all’adozione di pratiche di sostenibilità da parte del leader del settore all’inizio del periodo campione.

In relazione a ciò, emerge inoltre che c’è una maggiore convergenza nelle industrie in cui le questioni ambientali e sociali sono dominanti, piuttosto che le questioni di governance.

I risultati suggeriscono che la sostenibilità può essere sia una necessità che una differenziazione. Alcune attività di sostenibilità stanno semplicemente diventando “best practice” e quindi sono una necessità. Ma i dati suggeriscono che alcune aziende stanno creando un reale vantaggio strategico adottando misure di sostenibilità che i loro concorrenti non possono facilmente eguagliare.

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