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Rapporto GREENITALY 2024


“GreenItaly” è una ricerca, promossa da Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, pubblicata annualmente, che si propone di evidenziare come l’Italia sia in grado di cogliere le grandi sfide ambientali puntando su innovazione e ricerca, sviluppando il valore economico delle imprese e del Paese.

Il quindicesimo rapporto GreenItaly, cerca di dare una panoramica sulla green economy in Italia e fotografare lo stato dell’arte rispetto agli obiettivi comunitari e globali, attraverso numeri, trend e oltre 200 case histories. L’immagine che emerge dal Rapporto rappresenta un’Italia che, da una parte continua a rafforzare alcuni aspetti sui quali da anni detiene una posizione di leadership,  dall’altra – per altri aspetti legati alla transizione – rischia di rimanere indietro agli altri Paesi.

Un rapido sguardo globale
  • Per raggiungere gli obiettivi climatici, durante la COP28 i governi hanno concordato la necessità di triplicare la capacità rinnovabile globale entro il 2030, insieme al raddoppio dell’efficienza energetica. La sfida alla decarbonizzazione diventa fondamentale per aumentare la competitività e permettere la crescita dell’UE.
  • Nel 2023, per la prima volta, la produzione delle energie rinnovabili ha raggiunto la quota del 30% nel mix elettrico globale, per ben 69 Paesi ha superato il 50%. Le prospettive per il 2025 vedono le rinnovabili raggiungere il 35%, superando, oltre alla generazione da gas, anche quella da carbone. E nel 2023, le rinnovabili hanno rappresentato l’86% della nuova capacità installata globalmente, lasciando marginali le nuove installazioni da fonti non rinnovabili (carbone, nucleare, gas), a sottolineare che le rinnovabili, se fatte bene, sono convenienti.
  • L’Unione Europea mantiene forte il suo impegno e volontà di affermare un’economia più circolare e resiliente. I nuovi regolamenti e direttive europee chiamano numerosi settori fondamentali dell’economia europea e italiana a riorganizzare i propri business e strategie in un’ottica sempre più circolare, con l’obiettivo di renderli più competitivi internazionalmente e incentivare la trasparenza (ad es. imballaggi e rifiuti da imballaggio, Regolamento Ecodesign, Direttiva sul “Right to Repair”, informazioni green sui prodotti e sulle performance ambientali del proprio business). Un percorso impegnativo che metterà alla prova le imprese italiane di svariati settori in termini tecnologici e innovativi, economici e di reputazione.
Uno sguardo più approfondito sull’Italia
  • Nel 2023 a fronte di un aumento della produzione nazionale di fonti energetiche dell’4,1%, le importazioni nette di energia sono diminuite del 9,9%. Le rinnovabili hanno coperto complessivamente il 36,8% della domanda di energia elettrica, con una crescita anche nel primo semestre del 2024 (+27,3% sul 2023) e una copertura da fonti rinnovabili pari al 43,8% del fabbisogno, superando, per la prima volta, la produzione da fonti fossili;
  • l’Italia (nazione povera di materie prime) si conferma leader sul fronte del recupero di materia, raggiungendo una capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) del 91,6% (2022), un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee, Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media UE-27 (57,9%). Con un tasso d’uso di materia seconda pari al 18,7% (2022), poco distante dal primato della Francia (19,3%). Grazie al forte utilizzo di materie prime seconde, l’industria manifatturiera italiana ha evitato consumi energetici per circa 16,4 milioni di Tep (2022), equivalente all’11,8% del totale dell’energia primaria consumata in Italia, e ha evitato emissioni climalteranti per 55 milioni di tonnellate di CO2eq (2022), pari al 14,2% delle emissioni lorde italiane;
  • con un tasso di riciclo effettivo al 75,3%, l’Italia si conferma leader, in Europa, anche nel riciclo per i rifiuti di imballaggio, raggiungendo in anticipo gli obiettivi fissati dalla normativa (tra le filiere virtuose: quella della carta con tasso di riciclo al 92,3%, del vetro con il 77,4% e dell’acciaio con l’87,8%). La filiera degli imballaggi in plastica e bioplastica, con il tasso di riciclo più basso tra i rifiuti (48%), è il settore con il più rapido tasso di crescita. Inoltre, con il riciclo organico della plastica biodegradabile e compostabile entrato a regime, sono state riciclate oltre 44 mila tonnellate;
  • anche nel comparto degli oli minerali usati, l’Italia si conferma eccellenza in Europa con il 98% del totale raccolto rigenerato in basi per lubrificanti, oli leggeri e altri prodotti petroliferi. Per quanto riguarda l’avvio a riciclo, l’attività di recupero di PFU (pneumatici fuori uso) ha permesso al Paese di risparmiare oltre 81 mln di euro sulle importazioni di materie prime ed evitare emissioni in atmosfera per 297.000 ton di CO2eq, evitare prelievi di materie prime per 274 mila tonnellate e consumi di acqua di 1,2 mln di m3;
  • le comunità energetiche (CER) rappresentano ancora una nicchia nella maggior parte dei mercati energetici europei e attualmente si stimano circa 9.000 comunità in funzione in tutta l’Europa. Oggi in Italia le CER e AUC (Autoconsumo Collettivo) sono meno di 100. Capofila nella promozione e nel sostegno alla creazione di comunità energetiche con l’obiettivo di abbassare il costo dell’energia è sicuramente il mondo delle cooperative;
  • per quanto riguarda le installazioni rinnovabili, nel 2023 si sono toccati i massimi storici, con il +345% dei potenziamenti su impianti esistenti e del +77% di nuove installazioni rispetto all’anno precedente;
  • sotto il profilo dell’occupazione è cresciuto il fabbisogno di professioni green con 1.918.610 contratti di attivazioni programmati, pari al 34,8% delle attivazioni totali, con un incremento di 102.490 unità rispetto alla precedente rilevazione. Si conferma la maggiore attenzione delle imprese di piccola e media dimensione alle attivazioni di green jobs. La domanda di skills e competenze inerenti alla sostenibilità ambientale ha interessato il 79,4% delle attivazioni programmate nel 2023; alla fine dello scorso anno, le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,4% degli occupati totali, 3.163 mila unità. Tra le aree aziendali più interessate dalle professionalità verdi sul totale delle attivazioni: logistica (incidenza 88,8%), progettazione e sviluppo (86,7%), aree tecniche (80,2%).

Guardando alle performance economiche si comprendono meglio le ragioni che spingono le imprese a investire in prodotti e tecnologie verdi. Le imprese ecoinvestitrici sono, infatti, più dinamiche sui mercati esteri rispetto a quelle che non investono (il 24% delle prime prevede un aumento nelle esportazioni nel 2024, contro un più ridotto 20% di quelle che non hanno investito), prevedono in un numero maggiore un aumentano del fatturato (32% contro 25%) e dell’occupazione (23% contro 15%). Hanno, inoltre, una maggiore capacità di creare associazioni e fare rete. Investire in attività green fa crescere di 6-7 punti percentuali la possibilità delle imprese di conseguire migliori performance aziendali.

L’88% del totale delle imprese eco-investitrici ha investito in tecnologie Net-Zero, ossia su quelle tecnologie che consentono alle imprese di rendere nulle le proprie emissioni di CO2, sia riducendo le emissioni reali sia favorendo azioni di compensazione. Le tecnologie Net-Zero su cui si sono concentrati gli investimenti di queste imprese hanno riguardato in primo luogo le tecnologie per le energie rinnovabili (87% dei casi), seguite dall’adozione di pompe di calore (23% dei casi), che permettono di sostituire l’utilizzo di combustibile fossile con energia elettrica, e le batterie per lo stoccaggio dell’energia (12% dei casi). Residuale l’adozione di tecnologie Net-Zero associate allo stoccaggio della CO2 (5% dei casi) oppure all’utilizzo di altri combustibili sostenibili o dell’idrogeno (rispettivamente 5% e 2% dei casi).

Uno sguardo all’immediato futuro
  • L’innovazione nel settore agroalimentare si mantiene una delle principali leve strategiche per affrontare le sfide legate alla sostenibilità, alla sicurezza alimentare e al cambiamento climatico, e abbraccia una vasta gamma di aree, tra cui la genetica agraria e le biotecnologie, la digitalizzazione dell’agricoltura, le pratiche di economia circolare, l’agricoltura conservativa e a basse emissioni di carbonio, e il rispetto del benessere animale. L’Italia si posiziona al primo posto in Europa per numero di aziende agricole biologiche.
  • Nel mondo dell’edilizia, conclusa la parentesi degli incentivi del Superbonus, si punta sulla nuova direttiva Case Green, che prevede la definizione da parte degli Stati Membri di un percorso nazionale di ristrutturazione progressiva del parco immobiliare residenziale, affinché il 55% della riduzione del consumo di energia primaria avvenga mediante la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le peggiori prestazioni energetiche. La filiera arredo-casa, continua il suo percorso di transizione ecologica: il 64,1% delle imprese acquista materie prime o semilavorati rinnovabili o prodotti in modo sostenibile, il 51,1% ha implementato modelli di business orientati alla circolarità e circa il 70% ha realizzato investimenti per l’efficientamento dei processi.
  • Il settore del tessile-moda ha la necessità di innovarsi quanto prima per adeguarsi agli interventi legislativi introdotti dalla UE e accelerare il superamento del fastfashion, dirigendosi verso modelli sostenibili e circolari. Una sfida da affrontare in una fase non positiva per il settore che registra gli effetti dell’inflazione e il rallentamento dei mercati interni ed esterni. L’industria del tessile-moda sta, per questo, lavorando alla lotta al greenwashing, alla riduzione della carbon footprint, all’introduzione di materiali a basso impatto e tracciabili lungo la filiera, nonché spingendo alla creazione dei Consorzi EPR (responsabilità estesa del produttore) per una migliore gestione e valorizzazione del fine vita.
  • Nel settore automotive, l’elettrificazione dei veicoli venduti è ancora a livelli bassi rispetto agli obiettivi previsti per il raggiungimento dei target UE di decarbonizzazione della mobilità, e lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica arranca a decollare. Tuttavia, ci sono segnali positivi sul mercato dell’elettrico, con le emissioni medie di CO2 delle autovetture nuove immatricolate in Europa diminuite costantemente negli ultimi anni. In Italia, prosegue lentamente lo sviluppo e l’implementazione della mobilità elettrica, ma si registra un incremento della quota di produzione nazionale di autovetture elettriche e ibride che passa dal 40% del 2021 a quasi il 66,3% del 2024. L’Italia è anche a lavoro per sviluppare tecnologie ad idrogeno e una filiera dedicata a mezzi di trasporto pubblici elettrici, per rispettare il target europeo di 100% autobus urbani elettrici al 2030.
  • La chimica bio-based continua il suo percorso di ricerca su nuove applicazioni industriali, divenendo il tassello di partenza per spingere la circolarità di comparti come agricoltura, combustibili, cosmesi, polimeri e arredo. Le bioplastiche compostabili, punto di forza della chimica bio-based italiana, stanno vivendo una fase di flessione causata dalla concorrenza dei prodotti definiti impropriamente come “riutilizzabili” e dalle importazioni di manufatti compostabili dal Far East. Nonostante ciò, le imprese italiane delle bioplastiche sono aumentate nel 2023, arrivando a 288 unità.
  • In una direzione green si stanno muovendo anche importanti realtà di settori complessi come quello dell’acciaio che sta cogliendo la sfida della transizione green. L’industria siderurgica italiana è, infatti, leader nel processo di decarbonizzazione, prima tra i Paesi del G7 per quota di acciaio prodotto con ciclo a forno elettrico, una stima pari all’86%. Ma anche leader nell’efficienza energetica, con consumi per unità di prodotto ampiamente al di sotto della media europea e dei grandi Paesi UE.

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