Nell’11^ edizione del Rapporto “L’Italia del Riciclo”, indagine condotta tra settembre e ottobre 2020 e rivolta ad un campione composto da imprese, consorzi di filiera, utility, associazioni di categoria e altri soggetti, promossa e realizzata dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular (l’Unione Imprese Economia Circolare) con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di Ispra, risulta evidente come l’insorgere della pandemia da COVID-19 abbia impattato anche sul settore della gestione rifiuti che ha tuttavia mostrato resilienza, evitando situazioni emergenziali, assorbendo le criticità e garantendo le diverse fasi di raccolta, trattamento e riciclo.
Il Rapporto, presentato lo scorso 10 dicembre evidenzia le performance delle singole filiere nel 2019, prima dell’insorgere della pandemia, con il riciclo degli imballaggi che ha mantenuto un buon andamento ed un complessivo tasso di riciclo, che ha raggiunto il 70% sull’immesso al consumo, un livello di avanguardia in Europa.
Per quanto riguarda invece la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e delle Pile l’obiettivo fissato per il 2019 non è stato raggiunto; così come la percentuale di reimpiego e riciclo dei veicoli fuori uso, ancora lontana dal target del 95% di recupero complessivo previsto per il 2015.
Le maggiori ripercussioni, durante la pandemia hanno riguardato:
- la riduzione degli sbocchi esteri (chiusure e rallentamenti doganali) e di quelli nazionali per via del blocco/crisi di alcuni settori produttivi (come ad esempio l’automotive e l’edilizia) determinando di conseguenza un crollo della richiesta di materie prime riciclate e una maggiore competizione da parte delle materie prime vergini per il crollo dei loro prezzi.
- il rallentamento e i tagli degli investimenti programmati nel settore dei rifiuti.
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