Da anni il compartimento ambiente, sostenuto dai numerosi interventi del legislatore, si impegna ad implementare strumenti atti a scongiurare l’incombenza della malavita nei procedimenti operativi e nelle gare d’appalto, ponendo l’attenzione anche al contesto in cui le imprese si trovano ad operare, per contribuire alla legalità e alla sostenibilità delle procedure.
Il settore delle bonifiche e delle messe in sicurezza rappresenta un comparto che utilizza in modo massivo risorse pubbliche, peraltro con un’origine di spesa obbligatoria ai fini del risanamento del territorio; alcune delle attività che lo caratterizzano richiedono un minore impiego di tecnologia e/o di attività specialistiche. La compresenza di questi tre fattori rende questo settore molto attrattivo le per le organizzazioni criminali.
Partendo da questa consapevolezza, con lo scopo di analizzare in maniera approfondita il fenomeno e indagarne le dinamiche, su iniziativa dell’Ufficio del Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale, il Commissario Unico per le bonifiche Gen. Giuseppe Vadalà ha predisposto, in collaborazione con l’Albo gestori ambientali, il “Questionario sui rischi pratiche illecite/corruttive nella filiera delle bonifiche di siti inquinati”, somministrato nella primavera 2021 alle aziende iscritte in categoria 9.
Sono pervenuti numerosi riscontri (306 risposte) in forma anonima e i dati sono stati elaborati e pubblicati ne “Il lungo cammino delle bonifiche. Primo report e analisi del fenomeno”, a cura di Emanuela Somalvico Antonio Pergolizzi. I risultati sono stati discussi in occasione di un evento tenutosi a Ferrara, nell’ambito della manifestazione RemTech Expo.
Il report, che ha il compito di sensibilizzare, dimostrare ciò che si sta facendo ed avviare una maggiore connessione tra clima, ambiente, legalità e sicurezza, ha elaborato, per la prima volta, un profilo di rischio qualitativo utile a intercettare i punti di criticità (red flag), mutuando una metodologia già utilizzata da ANAC.
Ogni informazione, ottenuta dagli operatori di settore in modo riservato e volontario, si è rivelata utile a redigere un quadro abbastanza attendibile sullo stato di salute del settore e della percezione (abbastanza positiva) che ne hanno gli operatori, soprattutto in merito allo stato di regolazione e ai rischi pratiche opache/illegali (livelli accettabili). Dall’analisi dei dati raccolti è emersa una percezione “diretta” dell’infiltrazione criminale nel comparto e nelle dinamiche dello stesso e sono stati individuati elementi utili a definire strumenti e leve su cui agire per aumentare il livello di legalità. Il numero degli interventi e la qualità delle risposte, hanno contribuito a sfatare qualche principio consolidato (ad es. quello per cui la causa principale dei ritardi nelle bonifiche sarebbe dovuta all’eccessiva farraginosità della normativa).
HIGHLIGHTS
il 93% degli intervistati la procedura di bonifica prevista nel TUA funziona (di questo il 57% ritiene che la norma sia complessa, ma applicabile e il 36% ritiene che la sia adeguata ed efficiente, a condizione che ci siano in campo professionalità, tecnologie ed expertise).
Il 36,4% degli intervistati ritenere che il rischio di pratiche illegali presenti lungo la filiera sia inesistente (mentre il 26,9% ritiene che vi sia)
Il 36,4% degli intervistati ritenere che il settore delle bonifiche non sia a rischio di infiltrazioni criminali e/o mafiose (mentre il 26,9% ritiene che sia a rischio)
Il 57,3% ritiene che la normativa di settore sia sufficientemente indicativa ed univoca in merito ai EER (ex CER) da assegnare al rifiuto (il 23,5% ha risposto negativamente).
Il 19,5% ritiene che l’obbligatorietà dell’iscrizione in white list ed in genere i controlli preventivi in fase di gara e nella scelta dei subappaltatori e subcontraenti siano efficaci per evitare eventuali infiltrazioni criminali e/o mafiose (il 54,8% non ha saputo rispondere).
Nelle conclusioni del Report – si indicano anche linee guida e criteri utili per gli operatori del settore, come ad esempio un coordinamento a livello nazionale delle attività di bonifica, procedure specifiche per i controlli sulle fasi operative della bonifica, rendicontazione regolare delle attività e monitoraggio cadenzato delle tempistiche.